



Il commento tecnico del nostro esperto Fabio Pauluzzo
L’avvio di stagione ha posto in evidenza la netta supremazia del team Mercedes, ma anche le serie difficoltà della Ferrari, che nelle prime tre gare disputate non è stata in grado di competere neanche per un piazzamento a podio, riuscendo invece nell’impresa a Shangai dove Alonso è giunto terzo, alimentando le speranze di riscossa dei tifosi del cavallino. Il team di Maranello ha iniziato l’anno in difesa, lontanissimo dalle imprendibili Mercedes, faticando parecchio a difendersi dagli altri team dotati della power unit tedesca e anche dalla Red Bull Racing, che con la solita eccellente aerodinamica riesce parzialmente a sopperire ai limiti del propulsore Renault, risultando competitiva con la Mercedes quantomeno nelle qualifiche. La Ferrari, come tutti i team non motorizzati Mercedes, soffre indubbiamente la superiorità tecnica della power unit progettata e realizzata a Brixworth, con soluzioni molto originali per quanto riguarda la collocazione di compressore, unità MGU-H e scarichi.
Nel paddock si vocifera di un vantaggio di oltre 50cv, a parità di consumi, rispetto ai power unit 059/3 Ferrari e Energy F1 Renault. Tale dato non appare però realistico e, soprattutto, non deve indurre a pensare esclusivamente a un divario di potenza tra i V6 Turbo. La vera differenza della power unit Mercedes risiede infatti nei “cavalli elettrici”, ovvero nella capacità di ottenere un surplus di potenza al di fuori dei 33” concessi dalle norme, mediante lo sfruttamento sinergico di MGU-K e MGU-H. Secondo alcuni addetti ai lavori, quest’ultima sarebbe impiegata da Mercedes anche come sistema di controllo di coppia, consentendo al duo Hamilton/Rosberg di disporre addirittura di un sistema antipattinamento perfettamente regolare.
Dato il congelamento delle Power Unit imposto dalla federazione il 28 febbraio, non sarà affatto facile per Ferrari e Renault recuperare il gap tecnico che le separa da Mercedes, sebbene – come dimostrato dai progressi visti in Cina – ci sia ampio margine per comprendere meglio e affinare l’integrazione e la gestione dei complessi sistemi di controllo elettronico che governano queste unità ibride. A Shangai la Ferrari ha portato nuove mappature per ottenere livelli di potenza più elevati e una migliore erogazione di coppia, rendendo decisamente più docili le rosse, che – per stessa ammissione dei piloti – erano apparse indomabili soprattutto in Malesia. Sarebbe tuttavia riduttivo ascrivere alla sola power unit tutti i problemi di competitività della F14T.
Dopo la deludente prestazione in Australia, a Maranello si è puntato il dito verso i motoristi, ma nei GP successivi sono venute a galla le carenze della monoposto anche a livello di trazione ed efficienza aerodinamica, culminate con la disastrosa performance in Bahrein, dove Alonso e Raikkonen sono stati ripetutamente passati anche da Red Bull, Force India e Williams concludendo la gara in 9^ e 10^ posizione. Dopo Shakir, sono saltati tutti gli alibi e a farne le spese è stato il DS Domenicali, sostituito da Marco Mattiacci, uomo di fiducia di Montezemolo e Marchionne, sebbene da alcune voci indicato come incarico temporaneo in attesa di poter inserire Bell o Ross Brown (ex Mercedes). Cosa attendersi dopo questo stravolgimento organizzativo?
La Ferrari da anni ha un problema prevalentemente tecnico, ovvero in un’area dove lo scorso anno sono stati fatti pesanti investimenti, rimodernando la galleria del vento e inserendo James Allison in qualità di nuovo Direttore Tecnico. A Maranello ci sono uomini, capacità e risorse per reagire come testimonia il primo incoraggiante progresso visto in Cina. Lo sviluppo della F14T continuerà in Spagna con un grande step evolutivo, che finalmente includerà un’aerodinamica profondamente rivista (nuovo muso, ala anteriore e diffusore). Non è sicuramente realistico attendersi un recupero in poco tempo del grande vantaggio che Mercedes ha costruito con un lavoro pluriennale di preparazione della vettura 2014, utilizzando sistemi di test e simulazione molto avanzati. Tuttavia è lecito quantomeno sperare in una Ferrari in grado di lottare per il secondo posto e che consenta ad Alonso e Raikkonen di levarsi qualche soddisfazione sul finale di stagione.