



Un’analisi del nostro esperto Fabio Pauluzzo sul campionato di Formula 1 concluso in novembre, in vista del prossimo, al via fra 2 mesi
Con l’assegnazione anticipata di entrambi i titoli mondiali 2015, si è concluso un campionato che era nato sotto la stella … a 3 punte, ed è quindi stato largamente dominato dalla Mercedes, ma ha riservato anche qualche sorpresa, positiva soprattutto per i tifosi del cavallino rampante. I numeri della supremazia Mercedes sono evidenti e superano, sia pur di poco, i già eccellenti risultati conseguiti dal team anglo-tedesco nella stagione 2014: le W06 Hybrid di Hamilton e Rosberg hanno infatti inanellato una serie impressionate di pole position, giri veloci in gara, vittorie e podi con ben 12 doppiette (una in più dello scorso anno) su 19 GP disputati.
Ciò nonostante l’analisi comparativa delle prestazioni viste quest’anno è meno banale di quanto si possa pensare, non tanto e solo per le differenti caratteristiche tecniche dei circuiti o per le diverse mescole di pneumatici portate dalla Pirelli, ma per effetto delle numerose evoluzioni alle power unit introdotte nel corso della stagione, combinate con la limitazione di 4 unità per pilota imposta dal regolamento 2015. Quest’ultima ha reso ancor più fondamentale
l’affidabilità delle power unit, onde evitare di incorrere in penalizzazioni sulla griglia di partenza, al punto che in diverse occasioni si sono visti piloti costretti a gareggiare con vetture le cui prestazioni erano tarpate da un propulsore depotenziato perché “vecchio” (con 3-4 GP alle spalle) oppure perché potenzialmente a rischio di rottura per effetto delle ultime novità introdotte.
Sebbene anche in tema di affidabilità abbia prevalso nettamente la Mercedes, ovvero tutti i team dotati della power unit tedesca hanno utilizzato 4 unità per completare tutto il campionato (Ferrari ne ha impiegate 5, Renault 8 e Honda addirittura 12!), anche le imprendibili frecce d’argento sono state costrette a disputare alcuni GP con la potenza ridotta, elemento che ha ‘falsato’ le reali prestazioni della W06 Hybrid, in particolare a Monza. Solo negli ultimi 3-4 GP della stagione, a titoli oramai assegnati, i protagonisti hanno finalmente messo da parte strategie e scelte conservative, liberando tutti i cavalli disponibili. Soprattutto in Brasile abbiamo avuto evidenza dei reali valori in campo della F1 attuale, e i riscontri cronometrici sono stati impressionanti: le prime 4 vetture classificatesi (2 Mercedes e 2 Ferrari) hanno doppiato tutti gli altri concorrenti, chiaro indice di un notevole divario di prestazioni tra i top team e la cosiddetta “seconda fascia”, che ora ricomprende anche Red Bull e Williams. Questi ultimi hanno perso molto terreno dalle Mercedes rispetto allo scorso anno, accumulando distacchi superiori al minuto al termine della gara. La Ferrari invece, reduce dalla disastrosa stagione 2014, ha disputato un ottimo campionato, risultando l’unico team in grado di ridurre il divario dalle frecce d’argento. Al di là delle 3 vittorie conquistate da Vettel e della presenza costante a podio che sono valsi il secondo posto nel campionato costruttori, il progresso costante mostrato dalla SF15-T nel corso della stagione è l’elemento più positivo mostrato dalla rossa, soprattutto in
chiave 2016. La crescita prestazionale dalla Ferrari acquista ulteriore valenza se si considera la mole di sviluppi introdotti dalla Mercedes durante l’anno, nonostante il team anglo-tedesco disponesse di un cospicuo vantaggio tecnico a inizio stagione.
Fin dall’esordio in Australia la SF15-T è apparsa una buona vettura, ma l’elemento nuovo rispetto agli anni precedenti è rappresentato dal successo delle novità tecniche introdotte a livello aerodinamico e di power unit portate in pista dal team di Maranello, che hanno permesso alle rosse di ridurre progressivamente lo svantaggio dalle frecce d’argento nel corso della stagione. Negli ultimi GP dell’anno il distacco sul giro è sceso a circa 3/10 di secondo in configurazione da gara, che salgono a circa mezzo secondo in qualifica per effetto del pulsante “boost”, ovvero il surplus di potenza di cui possono disporre le power unit Mercedes per circa 10-12 giri a week-end. Il gap non è irrilevante e gli ingegneri Ferrari, guidati da James Allison, dovranno ancora lavorare parecchio sul progetto 2016, perché nel frattempo in Mercedes non resteranno a guardare.
Ciò che fa ben sperare i tifosi del Cavallino Rampante sono i margini di miglioramento a disposizione del team di Maranello. La SF15-T infatti, pur migliorata a livello aerodinamico e, soprattutto, di power unit, ha ereditato una configurazione telaistica derivata dalle monoposto degli anni precedenti, che si contraddistingue per un’architettura delle sospensioni anteriori ‘pull-rod’ fortemente penalizzanti in fase inserimento in curva e che sarà finalmente abbandonata nel 2016. Anche la power unit Ferrari potrà dare un ulteriore contributo decisivo alla vettura del prossimo anno, sebbene nella stagione appena conclusa abbia già mostrato notevoli progressi sia in termini di potenza (pur senza eguagliare i 900CV di cui sono state accreditate le Mercedes a fine anno) che di guidabilità, soprattutto con lo step evolutivo introdotto da Monza. Lavorando molto sulle componenti elettroniche, a Maranello sono riusciti a ottenere un erogazione di potenza eccellente, mitigando parzialmente i gravi problemi di trazione di cui aveva sofferto la monoposto della stagione passata. Il progresso maggiore, rispetto a telaio e power unit, è atteso però a livello di aerodinamica, settore nel quale nel recente passato la rossa aveva spesso brillato meno dei rivali. L’approccio aggressivo del presidente Marchionne non si è limitato alla rifondazione del team e a nuovi investimenti, ma è stato esteso a una interpretazione delle regole del Circus spinta al limite. Sfruttando infatti la collaborazione con il nuovo team Haas F1, che farà il suo debutto nel 2016 e sta sviluppando la propria vettura nella galleria del vento di Maranello, la Ferrari potrebbe beneficiare di una mole di dati aggiuntiva a beneficio del progetto 2016. Le ispezioni FIA sollecitate dai rivali di Mercedes non hanno però ravvisato violazioni formali alle rigide norme che limitano l’impiego delle gallerie del vento.
Se ora a Maranello sapranno mettere a frutto tutti gli sforzi profusi in questa stagione, bilanciando sapientemente prestazioni crescenti con l’imprescindibile affidabilità, potremo assistere a un campionato 2016 nel quale la Ferrari sarà in grado di spezzare o quantomeno ridimensionare l’attuale egemonia Mercedes, che altrimenti – guardando al pesante ritardo accumulato da tutti gli altri team – si configurerebbe come l’alba di un ciclo pluriennale.