



Nello scintillante scenario dello Yas Marina Park di Abu Dhabi si sono spenti i riflettori sul campionato mondiale 2016, che ha incoronato per la prima volta Nico Rosberg campione del mondo. Il pilota tedesco ha conquistato 9 delle 19 vittorie ottenute complessivamente dalla straordinaria Mercedes W07 Hybrid, che ha polverizzato ogni record. Complice anche l’elevato numero di GP della stagione 2016 con 19 vittorie, 33 podi e 20 pole position, la monoposto di Brixworth ha stabilito altrettanti record di campionato, risultando la vettura più vittoriosa della storia della F1 e superando sia le mitiche Ferrari F2002 e F2004 che le sue progenitrici W05 e W06, pure dominatrici dei rispettivi campionati. Alla luce degli importanti cambiamenti al regolamento tecnico del prossimo anno, il campionato 2016 ha anche chiuso il primo capitolo dell’era “ibrida”, iniziato nel 2014 con l’avvento delle power unit V6 turbo abbinate ai sistemi di recupero dell’energia. Guardando ai numeri di questo triennio, il dominio Mercedes assume contorni ancor più impressionanti: le frecce d’argento hanno conquistato ben 51 vittorie, lasciando agli avversari solo le briciole (5 vittorie a Red Bull e 3 a Ferrari). Aldilà delle statistiche,
la W07 è risultata perfetta quasi in ogni situazione, superando i pochi punti di debolezza che erano emersi sulle Mercedes precedenti. Le difficoltà di Singapore 2015 o nei tracciati lenti e tortuosi sono state superate brillantemente, consentendo a Rosberg e Hamilton di competere e battere le Red Bull anche nei circuiti da alto carico aerodinamico, tradizionalmente più favorevoli alle vetture di Milton Keynes. Tale risultato è stato il frutto di un costante lavoro di sviluppo in tutte le aree della monoposto anglo-tedesca. La cura dei dettagli e la ricerca di soluzioni estreme traspare anche da elementi poco visibili, come le prese d’aria dei freni contraddistinte da un’aerodinamica molto spinta e dimensioni molto più ridotte di quelle dei team rivali. E proprio questa ricerca spasmodica del limite a volte ha creato qualche grattacapo agli ingegneri Mercedes, che però hanno spesso potuto giovare del margine di vantaggio in termini di performance rispetto alla concorrenza. In almeno un terzo delle gare le monoposto anglo-tedesche non hanno spinto al 100% per tutto l’arco del GP, allo scopo di preservare la vettura e, in particolare, le power unit che – come noto – sono solo 5 per l’intera stagione.
L’unico inconveniente veramente serio patito dalle Mercedes si è verificato nel caldo torrido della Malesia quando, nel tentativo di mettere gli inseguitori a una distanza tale da consentire a Hamilton di effettuare il pit stop mantenendo la testa della gara, hanno forse abusato del “pulsante magico”, che consente di spremere ulteriori 30cv dall’unità endotermica, causando il cedimento del propulsore. Restando in tema di power unit, nel 2016 si è visto un certo livellamento verso l’alto delle prestazioni, con la sola eccezione di Honda. Renault e soprattutto Ferrari si sono avvicinate alle performance delle unità di Brixworth, che rimangono il riferimento per potenza di picco (quasi 1000cv in qualifica!), guidabilità e gestione dei sistemi di recupero dell’energia. Il progresso maggiore rispetto al 2015 l’ha fatto però segnare Renault che, grazie a un sensibile miglioramento in termini di potenza, erogazione e affidabilità rispetto alle stagioni passate, ha consentito alla Red Bull di sopravanzare la Ferrari nella lotta per il secondo posto nel campionato costruttori. La Ferrari esce dal 2016 con le ossa rotte, soprattutto considerando le aspettative pre-campionato : la SF16-H è risultata una monoposto deludente, capace di esprimere qualche raro acuto solo in condizioni molto particolari. La rossa 2016 ha sofferto tantissimo le condizioni di alta temperatura, quando non riusciva a portare gli pneumatici nella giusta finestra di funzionamento. Sebbene a Maranello questo problema sia stato compreso fin dal GP di Spagna, è parso quasi irrimediabile poiché nel resto della stagione non si sono visti miglioramenti significativi, con Vettel e Raikkonen in condizione di competere con le Red Bull per il terzo gradino del podio solo in poche occasioni, quando il mix di condizioni atmosferiche e caratteristiche del tracciato risultava adatto alle rosse.
Meno gravi, invece, le problematiche di affidabilità patite quest’anno dalla Ferrari, a eccezione di quelle relative alla scatola del cambio, per effetto di alcune scelte estreme in termini di miniaturizzazione e attacchi della sospensione posteriore. Ovviamente queste difficoltà del team di Maranello nel realizzare una vettura capace di adattarsi alle diverse condizioni e, soprattutto, la scarsa reattività mostrata nel risolvere le problematiche della vettura nel corso della stagione, preoccupano anche in prospettiva futura. Ogni cambio di regolamento tecnico significativo, come sarà quello 2017 che porterà a un cospicuo incremento del carico aerodinamico, rappresenta un’opportunità per gli inseguitori di sovvertire le gerarchie, magari sfruttando qualche buco regolamentare che i rivali non hanno colto. Ed è proprio qui che si concentrano le speranze di riscatto dei tifosi del cavallino rampante, come sempre mai domi.
Fabio Pauluzzo